Intervista a Beniamino Garofalo, nuovo amministrato delegato di Santa Margherita

Una carriera manageriale di profonda esperienza, nel settore del lusso, nelle multinazionali del Food&Beverage nel retail d’eccellenza. Il suo ingresso ai vertici delle aziende vinicole è iniziato da un moto di fiducia da parte di una grande famiglia del settore e oggi è la famiglia Marzotto a confermare il concetto che la professionalità di un manager non deve, necessariamente, essersi costruita solo in cantina. Beniamino Garofalo è dal mese di marzo amministratore delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo.
Origini campane e milanese d’adozione “Sono cresciuto con una cultura italiana marcata, mia mamma di origine greche e venete, grande cuoca con piatti tipici che ci siamo tramandati in famiglia e che ancora gusto oggi”.
Una geografia enologica italiana varia e in regioni di grande tradizione vinicola, qual’è il filo conduttore, il tratto comune ?
Una storia italiana che va raccontata quella del gruppo Santa Margherita. Nasce nel 1935 con il Conte Gaetano Marzotto, ottantacinque anni di lavoro, passioni, storia e tradizioni, sempre tramandati. Questo ha consentito all’azienda di diventare una realtà tra le più importanti d’Italia, un mosaico enologico molto rappresentativo. Dieci diverse tenute nei territori più belli del Paese: dal Veneto orientale, la nostra storia, alla Val d’Adige, alle colline di Valdobbiadene, dalla Franciacorta all’Alto Adige, dalla Lugana al Chianti Classico e poi Maremma, Sicilia e Sardegna. Sempre con l’intuizione imprenditoriale, grazie alla quale capire quali tipologie di vini possano rappresentare al meglio i trend del momento. Ad esempio la spumantistica di qualità che stiamo sviluppando con Kettmeir o il Chianti Classico che sta vivendo una nuova stagione di eccellenza e dove operiamo in un territorio di assoluta qualità con Lamole di Lamole. Territori con varietali autoctoni come il Lugana o il Vermentino e il Carignano di Sardegna che pensiamo possano diventare nuove tendenze di mercato e acquisire, in prospettiva, nuovi consumatori.
I territori che hai citato sono anche ricchi di cultura e di storia, uno dei motivi per cui l’enoturismo ha avuto un forte sviluppo 
Vi sono delle caratteristiche, che tengo a sottolineare, comuni a tutte queste acquisizioni effettuate nel corso degli anni. Sono proprio il rispetto del territorio, la sua valorizzazione e il suo sviluppo per i quali l’azienda si impegna con cura e con amore, per coglierne la potenzialità e portare, attraverso il proprio know how, standard di sostenibilità molto avanzati. Teniamo molto anche alla crescita del sistema locale e vogliamo portare in tutto il mondo, grazie alla dimensione internazionale del Gruppo, quanto di bello e di buono c’è in questi luoghi.
Per fare un esempio, vogliamo rendere Cantina Mesa in Sardegna, una marca globale attraverso i suoi Vermentino e Carignano, in linea con le tendenze di consumo.
Quando sei entrato nel mondo del vino ?
Partecipando ad una selezione e devo riconoscere a Matteo Lunelli il coraggio di inserire un manager che veniva da fuori settore, accogliendo nuove culture manageriali all’interno di un sistema che ancora oggi è conservatore, che tende a proteggere le sue tradizioni, faticando ad accogliere entità esterne.
Poi sono italiano e il vino è cultura italiana, cerco quindi di portare il mio contributo allo sviluppo di un asset che merita di crescere e diffondersi a livello globale.
Quali sono le strategie che stai costruendo per i marchi del gruppo e in particolare per il posizionamento di Santa Margherita ?
Santa Margherita è oggi il motore del gruppo sia in termini di volumi che di profittabilità, un marchio riconosciuto negli Stati Uniti, ma anche in Canada o Australia, come sinonimo di Pinot Grigio e di vino bianco italiano. A partire da qui, vogliamo ricostruire la bellissima storia di questo marchio e su questo, io e tutto il team, lavoreremo nel prossimo medio periodo focalizzandoci sulle aree del Pinot Grigio e del Prosecco Docg. Inoltre vogliamo lavorare sullo sviluppo delle recenti acquisizioni Cà Maiol e Cantina Mesa, dove stiamo compiendo un percorso di valorizzazione, a seguito di importanti investimenti effettuati, non solo del territorio ma anche del posizionamento super premium a livello globale.
Due obiettivi: il primo è una bella rinfrescata al brand Santa Margherita affinché torni protagonista sia all’estero che in Italia di una storia vincente, anche con l’introduzione di un rosato, adatto ad un pubblico più giovane, l’awarness di Santa Margherita, acquisita verso i baby boomers deve arrivare anche ai millennials.
Il secondo è lo sviluppo di estates come Kettmeir o Lamole di Lamole con l’obiettivo di consolidare una produzione di primo piano per tutto il segmento della ristorazione, per noi strategico e che mi auguro riparta al meglio e al più presto.
Dal punto di vista commerciale hai fiducia sulla ripresa dell’estero o sei preoccupato ?
Per definizione dovrei essere ottimista, e lo sono. A livello globale vediamo qualche segnale di ripresa, poi è chiaro che questi tre mesi di lockdown lasciano un segno e noi, manager e imprenditori, dobbiamo ragionare su di un modello di business che potrebbe avere delle modifiche, in primo luogo con l’e-commerce, che ha avuto una grande crescita. Probabilmente modelli organizzativi diversi e risorse interne maggiormente specializzate su alcuni canali. Allo stesso tempo sono convinto che il vino resterà il simbolo della convivialità, non credo ad un cambio radicale del modello di consumo, i vini di alto posizionamento continueranno ad essere consumati fuori casa.
Sei un manager tutto numeri e ufficio, oppure infili gli stivali di gomma e visiti i vigneti ?
Ognuno deve avere il proprio ruolo, ma un buon manager deve conoscere e capire la filiera, ogni area è parte del business. Produrre vino ha le sue complessità in campagna come in cantina, in ufficio come nella parte commerciale. Nei prossimi giorni ho programmato con l’ufficio tecnico una serie di visite ai diversi siti.
Il vino in Italia è spesso una storia di famiglia
Il vino è heritage, cultura italiana, a volte millenaria, che viene tramandata. La storia della famiglia è dunque fondamentale per dare credibilità a tutto il percorso fatto e il portare avanti determinati valori lungo le generazioni, dà fiducia al consumatore. È un valore, quello della famiglia alla guida del Gruppo Santa Margherita, cui voglio dare enfasi. Io posso raccontare i bilanci, ma la storia del nonno Gaetano, se la racconta un membro della famiglia Marzotto, ha un valore molto superiore.
Infine il successo dell’azienda è sempre determinato dal giusto binomio imprenditore e manager.
Qual’è il profumo della tua infanzia ?
Quello dell’erba, siamo cresciuti all’aperto giocando a pallone. Insieme alla cucina e al vino grande identità italiana. Le nostre tradizioni sono queste insieme alla tutela del territorio e alla sostenibilità. È il patrimonio che dobbiamo difendere per le prossime generazioni, fatto di valori che, come azienda, dobbiamo saper offrire ai nostri consumatori.
Fonte: https://www.repubblica.it/dossier/sapori/guide-espresso/2020/06/15/news/beniamino_garofalo_santa_margherita_una_storia_italiana_tutta_da_raccontare_-259256628/