Il turismo enogastronomico è un tesoro da cui ripartire

Tutti i numeri del turismo enogastronomico

Che il cibo e il vino italiano siano una grossa fonte di attrattiva e una fetta importante dell’identità del nostro territorio, non lo scopriamo certo ora. Questa realtà, però, è oggi testimoniata anche dalla concretezza dei numeri, in particolare dalla quantità di turisti che ogni anno decide di visitare il nostro Paese, mossa sempre più dalla volontà di immergersi nel nostro ricco mondo enogastronomico.  

 

Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019 fa il punto della situazione in modo completo, grazie alla collaborazione del Touring Club Italiano, alla supervisione scientifica dell’Università degli studi di Bergamo e ad altre realtà istituzionali che hanno patrocinato la ricerca.

 

Già nel 2017 – stando al rapporto ISNART – il trend si era dimostrato molto positivo, ma il 2018 ha battuto ogni record, facendo emergere un +48% di interesse rispetto all’anno precedente per le esperienze legate al vino e alle tradizioni alimentari. Con il risultato che, negli ultimi tre anni, ben il 98% dei viaggiatori italiani si sono immersi in una o più esperienze enogastronomiche. E per il 2019 la crescita prevista è addirittura del 53%. Le attività più gettonate sono le degustazioni di prodotti tipici (88%), le visite ai mercati (82%), la ricerca di bar e ristoranti storici (72%), le visite alle aziende agricole (62%) e alle cantine (56%). 

 

Il rapporto mette a fuoco anche l’identikit del tipico turista enogastronomico. Si muove soprattutto in coppia, proviene da tutta in Italia, ma in particolare dal Sud. Dal punto di vista anagrafico sono coinvolte tutte le generazioni, in particolare la Generazione X (i nati cioè tra il 1965 e il 1980), ma anche i Millennials, il cui interesse per il settore cresce di anno in anno. Anche gli stranieri mostrano grande interesse, tant’è che, tra pasti e acquisto di prodotti, ben il 40% della spesa di uno straniero in viaggio in Italia è destinata ad appagare le papille gustative.

 

L’industria del turismo enogastronomico sembra avere davanti a sé un futuro più che luminoso, anche grazie alle strutture che negli ultimi anni hanno finalmente cominciato a organizzarsi per fornire le risposte adeguate a una domanda sempre crescente. Una domanda di turismo che è soprattutto di tipo esperienziale, che permetta cioè di immergersi – anzi, di assaporare – l’anima del territorio. 

 

Il trend è in crescita in tutta Italia, diventa dunque sempre più urgente aggiornare le strutture e integrare la propria offerta con quella del territorio, per non rischiare di restare ai margini del fenomeno. Basterebbe imparare a sfruttare le enormi possibilità che l’Italia già offre, con tutta la sua rete di imprese che operano nei settori del cibo e del vino. Ma per farlo servono figure professionali competenti. “Non basta più agire per slogan. Serve nuova linfa per il turismo esperienziale”, hanno concluso i tre Ambasciatori del Gusto Pasquale Caliri – chef del Marina del Nettuno –, Lillo Freni – chef della pasticceria omonima – e Francesco Arena, Bakery chef del panificio Masino Arena durante la convention che si è tenuta domenica 13 ottobre al Marina del Nettuno Yachting Club.

 

Secondo i tre esperti, occorre puntare su “più qualità e meno folklore, per non perdere terreno rispetto a tutti quei Paesi che stanno investendo molto sullo sviluppo dell’enogastronomia locale intercettando un turismo di livello medio alto”. E maggior qualità significa anche formazione mirata e di alto livello. Partendo da queste esigenze, Accademia Symposium ha creato la propria proposta innovativa, rivolta principalmente ai giovani italiani che stanno per affacciarsi al mondo del lavoro e vorrebbero operare nel settore vitivinicolo. 

 

Grazie all’enoturismo, il mondo vitivinicolo sta vivendo un’epoca d’oro: Accademia Symposium si propone di formare una figura professionale precisa quanto attuale, quella di Smart Manager dell’Enoturismo. 

 

Il corso è di soli 2 anni e offre un’ottima preparazione pratica: in particolare, il percorso prevede 1000 ore di tirocinio sulle 2000 totali, 2 esperienze all’estero, un vigneto didattico, lezioni con leader dell’innovazione come ARVAtec, e dei laboratori – tra cui il nuovissimo SensoryLab – offerti dall’Università Cattolica di Piacenza. 

 

Sarà inoltre possibile conseguire gli attestati di primo e secondo livello di esperto assaggiatore ONAV, grazie alla partnership con l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino. Il tutto per immettere sul mercato professionisti già pronti al lavoro e informati sulle novità del settore.

 

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Accademia Symposium

Scuola di Formazione Agroalimentare in Franciacorta